sabato 17 luglio 2010

AFFIDO DEI MINORI DI GENITORI SEPARATI


( Dr.Giovanni Basso – Psicologo e Psicoterapeuta)


L’affido di minori, figli di genitori separati, evidentemente non può essere gestita dal Giudice, perché il Giudice ha il torto di gestire una “legge uguale per tutti”.

Infatti la “legge uguale per tutti” è sempre e solo una mezza legge, perché è giusto affermare che ci sia una “legge uguale per tutti”, ma deve contemporaneamente anche essere affermata una “legge ad personam” (personale o particolare) che deve necessariamente prendere in considerazione situazioni specifiche e personali del bambino, situazioni specifiche e personali della madre, situazioni specifiche e personali del padre. Lo esige la naturale esistenza di un Giudizio Universale, accompagnato da un Giudizio Particolare.

1 – Situazioni specifiche e personali del bambino: sono le prime e le
più importanti da tenere in considerazione: che età ha? Ha
particolari debilitazioni? Sviluppa una crescita normale, o
precocismi, o ritardi di crescita? L’età cronologica corrisponde
all’età mentale(di cui sono sempre responsabili i genitori)? Con
quale genitore vuole restare? E di quale dei due ha più urgente
necessità?

2 – Situazioni specifiche e personali della madre: quale livello di
simbiosi lega necessariamente ancora la madre alla sua creatura?
Ha eventuali problemi psichici (dei quali deve tuttavia essere
informata)? È capace di non criticare, né di odiare il marito
in presenza del loro bambino? È una persona tranquilla, o è
sempre inquieta, nervosa, sempre scontenta, che critica tutto e
critica tutti? È depressa? Sta bene in salute fisica e psichica? Ha
tempo di dedicarsi sufficientemente ai suoi figli? È permissiva,
o possessiva?

3 – Situazioni specifiche e personali del padre: È persona autoritaria e
violenta (padre padrone!)? Sa non criticare la madre del loro
figlio in presenza di lui? Assisterebbe personalmente il bambino, o
lo affiderebbe ad altre persone? È persona onesta, corretta,
equilibrata? Collabora economicamente, e adeguatamente ai
propri mezzi, al mantenimento e alla miglior crescita dei figli,
anche se questi fossero affidati alla madre?

È possibile che ambedue i genitori possano avere dei problemi controindicativi dell’affidamento, o alcuni di questi problemi sopra citati; il Giudice sarebbe costretto a scegliere il minor male possibile, oltre il male imposto al bambino dalla separazione. Ma se in ambedue ci fossero dei problemi che ipotecherebbero la buona crescita dei figli: in tal caso il Giudice sarebbe costretto ad affidarli a qualche famiglia tra parenti, o famiglie disposte all’adozione, o anche al semplice intrattenimento e ospitalità a tempo indeterminato.

Soprattutto è importante che il Giudice non istituzionalizzi i bambini normali, perché qualsiasi istituto di protezione: non educa ma condiziona, perché è fatto di regole impositive (come le regole di caserma, o delle carceri). Si tenga presente il principio che alle persone normali: la verità si propone, non si impone; come la madre discorsivamente propone ai figli determinati comportamenti.

L’istituto potrebbe essere di aiuto educativo solo se fosse un laboratorio protetto e assistenziale, come dovrebbero essere gli istituti per deboli psico-fisici, in quanto sviluppano la creatività, migliorando quindi la coscienza di se, che è la loro anima (coscienza dell’IO). Infatti ognuno si identifica con quello che fa e sa fare.

Appare pertanto evidente che il Giudice non può, da solo, prendere delle decisioni costituite da tante componenti di cui non è competente.
Quindi deve smettere di far cadere sui bambini personali decisioni arbitrarie, come comunemente i Giudici si comportano.

Come pure le pullulanti associazioni di padri, sono complotti rivendicativi di propri diritti negati, ma le rivendicazioni sono anche vendicazioni, e le vedette sono tutte antieducative.

Il naturale processo e dovere educativo appartiene soprattutto alla madre, che ha generato le sue creature fisicamente e coscientemente e deve continuare a svolgere questo processo generativo.

Ma la generazione è anche distacco da se, cioè: è crescita, come le mamme fanno quando partoriscono, come le mamme fanno tagliando il cordone ombelicale, come le mamme fanno interrompendo la suzione del latte alle proprie mammelle, come le mamme fanno smettendo di accudire ai bisogni fisici dei loro figli, quando raggiungono i tre anni. Come soprattutto le mamme sanno rendere autosufficienti i propri figli (o dovrebbero sapere!).

Fondamentalmente ogni educazione svolta da chi non è madre: è solo compensativa di una grave carenza esistenziale nel processo di crescita del bambino, come la medicina è compensativa della mancanza di salute.