martedì 30 marzo 2010

Violenze-bullismo-timidezza infantile, preadolescenziale e adolescenziale



Di questi comportamenti sono sempre responsabili i genitori, qualora si trattasse di soggetti e figli normali e non diversamente abili.
E purtroppo gli eventuali problemi che esistessero tra papà e mamma sul piano comportamentale, costituiscono un handicap incorreggibile per i propri figli, specialmente se ciò accadesse entro i primi tre anni di vita del bambino.

Come giustamente afferma Freud che i primi tre anni di vita condizionano tutta la vita futura del soggetto.

Infatti la gestione di questi handicap esige una costante coscientizzazione che orienti il soggetto a comportamenti validi perché non faccia devittimismo.

1 - I problemi più specifici, e purtroppo anche frequenti, sono il disaccordo che sfocia in frequenti litigi, divisioni, maltrattamenti, o comportamenti autoritari di un genitore nei confronti dell’altro.
Ogni divisione è debolezza. Il “divide et impera” è la formula con la quale l’antica Roma ha governato famiglia e impero. Famiglia: dove il “paterfamilias” aveva diritto di vita e di morte su moglie, su figli e su schiavi. Impero: perchè teneva sottomessi e schiavi i popoli conquistati, riservando a se la gestione della politica estera; era vietato loro di allearsi con qualsiasi altro stato, pur rispettando usi e costumi delle lro tradizioni.

Tutta la divisione tra marito e moglie è distruttiva dell’unità famigliare, crea debolezza, insicurezza, di timidezza fatta di paura.

Oppure la divisione crea ribellione, opposizione e ostilitatà verso tutti e verso tutti.

La timidezza si fonda sulla paura ed è un handicap, perché il timido è un orgoglioso che non accetta il confronto perché non è sicuro di vincere; se ne sta in disparte o fugge perché non è sicuro di riuscire ad essere il primo, o tra i primi.

Fondamentalmente il timido non sa perdere, non ammette di avere sbagliato e non accetta che qualcuno sia migliore o valga più di lui.
Al timido si oppone il presuntuoso; all’handicap della timidezza si oppone l’handicap della presunzione; il presuntuoso è convinto di essere migliore di tutti, o che i suoi punti di vista siano i più importanti e più veritieri dei punti di vista degli altri. Infatti Il presuntuoso riesce anche ad avere successi, ma arrivando a distruggere se stesso, la propria salute, i propri affetti, ecc.

2 – Il divorzio: in ogni caso è il minor dei mali, se confrontato con tutti i disagi che crea il disaccordo ed il maltrattamento famigliare. Evidentemente è la distruzione dell’amore, favorito dalla convivenza che ha fatto emergere, in ambedue i coniugi, fattori di inconciliabilità. Infatti qualsiasi causa di divorzio evidenzia che ugualmente ambedue non hanno saputo creare elementi di attrazione e che perciò uno è riuscito a sfuggire via dall’altro. Ma le responsabilità delle fughe sono a pari merito dei fuggitivi.

Sopratutto, nei giovani figli, il divorzio crea un vuoto esistenziale incolmabile, che li renderà incapaci di fare le scelte (o alcune scelte) più importanti della propria esistenza, o comunque gliele rende molto difficili: la scelta della ragazza o del ragazzo, la scelta della qualità di studi, la scelta della professione, ecc.

3 – La possessività: è il peggior dei mali che i genitori possono fare alle proprie creature. Questo rapporto, altamente insidioso, induce il figlio a rientrare nell’utero della madre, con tutte le immaginabili conseguenze del complesso edipico; pertanto il figlio ad ogni età resterà legato al cordone ombelicale della figura materna, anche qualora avesse presa moglie o marito.
Oppure favorisce una rottura precoce e violenta del rapporto simbiotico con la figura materna, e riprodurrà questa violenza scaricandola su altri. Specie su compagni deboli di scuola o i lavoro, come infatti si comportano tutti i bulli.

Il bullismo è anche ribellione, più o meno consapevole al genitore possessivo, perché il bullo fa fuori casa quello che è costretto a non fare in casa.
Gli adolescenti che non superano la “fase del bullismo” diventano adulti violenti e delinquenti.

4 – L’abbandono. L’educazione si svolge attraverso un rapporto simbiotico del genitore con i figli. Questo rapporto contemporaneamente sviluppa un processo di distacco del figlio dal genitore, sino al raggiungimento del traguardo della totale autosufficienza, per cui il figlio non ha più bisogno del genitore e il genitore non ha più bisogno del figlio.
Laddove non si fosse raggiunta l’autosufficienza: esisterebbe un ritardo della crescita e della maturazione, sia da parte del figlio, sia da parte del genitore.

Purtroppo molti, o alcuni, genitori non hanno tempo da dedicarsi e da dedicare ai propri figli. È evidente che, in tal caso, i figli crescono selvatici, come si inselvatichisce un alberello piantato e non curato.
Ogni inselvatichimento produce cattivi frutti, o non ne produce, o ne produce striminziti e senza gusto.
Pertanto la carenza educativa dei genitori nei confonti dei propri figli favorisce reazioni di soggiacimento, che è negazione del proprio IO; oppure produce razioni di ribellione, fatta di costanti disobbedienze, come prepotente affermazione del proprio IO.

Lavoiser afferma il principio che: “ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”, ma potrebbe essere corretto, o completato, dalla affermazione che “ad ogni azione corrisponde una reazione uguale o contraria”.

È anche importante l’affermazione evangelica: che ogni albero produce i suoi frutti, ma che dai frutti si conosce l’albero.

L’educazione forma il carattere, e tutte le educazioni comportamentali e comportamentistiche (della vita interiore) avvengono e debbono avvenire attraverso i genitori, e quando si tratta di comportamenti scorretti e disonesti che hanno una certa continuatività si afferma che queste scorrettezze sono diventate patologia, che in ogni caso può essere curata, anzi si deve curare, anche attraverso strutture che limitano o privano della libertà.

Quindi tutte le istituzioni umane: famiglia, scuole, ospedali, prigioni, militari, ecc. sono e debbono essere soprattutto, anzi esclusivamente educative.

Sarebbe importante che esistessero anche istituzioni rieducative di genitori, che non sanno o non hanno saputo fare l’onesto genitore.

Dott. G. Basso, psicologo e psicoterapeuta

domenica 28 marzo 2010

UN GENITORE SU QUATTRO E' MANESCO "Fermiano le prepotenze sui minori"




PUNIZIONI CORPORALI, SAVE THE CHILDREN CHIEDE TUTELE

- Roma -

Un genitore su quattro è convinto che per educare i figli alla disciplina una lezione severa con qualche manrovescio al momento giusto sia salutare. Schiaffo e sculacciata resistono tra i metodi educativi a patto di non trasformarsi in genitori violenti.

Il ritratto degli usi familiari è stato elaborato da Save the Children, che intende promuovere un intervento normativo che vieti le punizioni corporali tra le mura domestiche.

"I genitori italiani vivono il proprio ruolo come un continuo equilibrio tra la necessità di stabilire delle regole e porre limiti da rispettare, e quella di trasmettere amore e fiducia", commenta Valerio Neri, direttore generale per l'Italia di Save the Children. "Ma accanto alle posizioni di equilibrio esistono due atteggiamenti contrapposti: quello di chi teme di compromettere la relazione con il proprio figlio, e chi invece abusa della violenza per affermare la propria autorità".

Esistono genitori che sembrano troppo indulgenti e altri decisamente maneschi.

Di loro una parte più esigua (il 2%) usa le mani quasi tutti i giorni, mentre il 23% lo fa qualche volta in un mese. Una media del 19% dichiara che non capita mai di ricorrere allo schiaffo e di essere decisamente contrario o di non utilizzarli quasi mai (57% in media, che sale al 70 in caso di figli più grandi).

In situazioni limite, tuttavia, il 53% dei genitori italiani dichiara di ricorrere alla punizione fisica, percentuale che tra chi ha bambini più piccoli sale al 63 e tra quelli di adolescenti scende al 40.

Su questi temi, il 31 marzo, nel corso di una tavola rotonda, Save the Children lancerà un manifesto per "chiedere un impegno concreto contro qualsiasi atto che sia degradante o umiliante per un bambino" e per promuovere "una cultura del rispetto della dignità umana e integrità fisica e mentale".


QN, 27 marzo 2010

giovedì 25 marzo 2010

NOTIZIE FLASH...


BIMBA NATA MORTA

Senza soldi per il funerale
Lasciano la figlia in ospedale



Cassino (Frosinone) - Poveri da non poter garantire una degna sepoltura alla loro bimba nata morta.
Dramma della miseria per due neo genitori romeni, 28 anni lui e 25 lei: non avendo i soldi per il funerale, hanno lasciato il corpo della bimba nell'ospedale Santa Scolastica di Cassino.


IL DEMOGRAFO

"I bambini nati dal 2000 possono arrivare a 100 anni"

Roma - Un demografo americano, James Vaupel, riferisce su "Nature" che se l'aspettativa di vita continua a crescere come è stato negli ultimi 170 anni, cioè 6 ore al giorno, i bambini nati dal 2000 potranno arrivare ai 100 anni di età.
Questo grazie alla natura, oltre che alle medicine.


tratto da QN, 25 marzo 2010


sabato 20 marzo 2010

Partorisce un bimbo a 12 ANNI. E' FIGLIO DEL PADRE STUPRATORE




Il dna sul neonato ha dato la certezza. L'uomo è indagato.
Non si sa da quanto tempo era iniziato e durava il rapporto incestuoso.


di Andrea Morleo-LECCO-

IL BIMBO che ha messo al mondo è figlio del suo stesso padre, che l'ha abusata, l'ha messa incinta e costretta poi a partorire a soli 12 anni.

La certezza che si tratti di un incesto gli inquirenti l'hanno avuta solo nei giorni scorsi quando da Roma sono giunti i risultati dei test fatti eseguire sul dna della piccola creatura.

Gli esami di laboratorio hanno confermato che le due catene di cromosomi, quella del presunto padre e del piccolo, coincidono al 99,9%. Una percentuale che non ammette dubbi, hanno scritto gli esperti.

Nella sua crudezza quel numero offre una certezza quasi totale e in sè contiene anche una tragica verità: il padre del bambino è al tempo stesso anche suo nonno.

Perchè quell'uomo ha messo incinta la figlia di appena 12 anni, che ha partorito nelle scorse settimane. Gli agenti della questura di Lecco hanno consegnato ieri mattina in Procura, al secondo piano del palazzo di giustizia, il risultato di quelle analisi.

L'ORRENDA VERITA' contenuta in quelle pagine è finita nelle mani del sostituto procuratore Paolo Del Grosso, il quale era stato chiamato a coordianre l'inchiesta avviata da qualche tempo contro ignoti.

Tutto era cominciato quando quella bimba non aveva più potuto nascondere l'atroce segreto che l'aveva accompagnata per mesi. Per un pò di tempo aveva dovuto convivere con la squallida realtà di un padre che, con tutta probabilità, l'ha abusata e violentata più volte.

Per mesi e, chissà forse, per anni. Poi la gravidanza e infine il parto. Il fatto richiama un'altra orrenda storia, quella della bimba austriaca segregata nella cantina di casa dal padre dal quale ha avuto sette figli.

Adesso toccherà alla Procura di Lecco fare luce su questa triste vicenda.

IL PRIMO ATTO formale è stata l'iscrizione del registro degli indagati del padre-nonno. Il pubblico ministero dovrà innanzitutto capire quando sono iniziate le violenze e soprattutto perché si sia arrivati sino alla gravidanza.

Nel frattempo la piccola mamma è stata affidata agli assistenti sociali.


tratto da QN, IL RESTO DEL CARLINO - LA NAZIONE - IL GIORNO, Venerdi, 19 marzo 2010

mercoledì 17 marzo 2010

SPOSARSI NON LE SERVE, I FIGLI RESTANO IN COMUNITA'



- Milano -

DUE BAMBINI in comunità dal 2007 quando i servizi sociali avevano deciso che per il loro bene era meglio sottrarli alla madre, non abbastanza attenta alla loro educazione e cura e in continue liti col compagno e padre dei figli.

Però la donna poteva seguirli da vicino e sperare un giorno di riportarseli a casa.

A Natale dell'anno scorso la donna aveva deciso di sposare l'uomo, con cui non erano mai riusciti ad andare d'accordo. A quel punto, assistita dall'Avvocato Musolino, fa richiesta di riavere i figli con sè.

Il giorno delle nozze i piccoli sono con loro, come concesso dal Tribunale, ma la situazione viene tenuta d'occhio. E alla fine, con decreto di pochi giorni fa, arriva la decisione del Tribunale dei Minori: i bambini rimangono in comunità.

Permane, infatti "la tendenza della madre a concentrarsi sui bisogni della coppia a discapito delle esigenze dei bambini".

E risulta che ancora oggi i genitori faticano "a vedere, come prioritari i bisogni dei piccoli".



tratto da Il Giorno, 16 Marzo 2010

LE MADRI DIVORZIATE



"Il 75 per cento dei divorzi sono chiesti dalle donne. Sappiamo fino a che punto il divorzio sconvolga l'esistenza dei bambini. Ecco perchè si trae la conclusione che le madri antepongano la propria vita sentimentale o, peggio, sessuale, all'amore per i propri figli: un sospetto costante, questo, che pervade la nostra società.

Si arriva anche, pur deplorando che le donne vogliano così frequentemente la separazione, a sospettarle di abuso di potere quando esigono che la residenza principale sia stabilita presso di loro per offrire una casa stabile ai propri figli.

Vedremo più avanti come il desiderio di un affidamento alternato, sempre più diffuso tra i padri, sia un'eccellente evoluzione, ma presupponga un rispetto reciproco tra i genitori.

Quanto alla madre che fa appello alla giustizia perchè il padre di suo figlio potrebbe essere psicologicamente perverso o maltrattante, è sistematicamente sospettata di essere una grande manipolatrice...

Se è vero che esistono casi di madri che accusano ingiustamente, bisogna però che i responsabili delle scelte, prestando ascolto ai bambini e analizzando i fatti di cronaca, imparino a non rifiutare di prendere in considerazione le preoccupazioni materne.

Certamente, può succedere che una madre abusi della propria posizione e cerchi di ledere gravemente l'immagine del padre, impedendo ai propri figli di vederlo o accusandolo ingiustamente di maltrattamenti. Ma - lo desumo dalla mia pratica e dal lungo tempo di ascolto che, per trent'anni ho riservato ai genitori, ai figli e ai nonni - è uno scenario poco frequente.

Negare credibilità a una madre, può sfociare in un dramma, come si è visto in un caso recente: una madre chiede la separazione dal marito, le cui violenze sulla sua persona sono attestate da numerosi verbali della polizia; il giudice delle cause familiari prescrive che il bambino vada a casa del padre ogni due domeniche, malgrado i timori della madre; il bambino viene ritrovato in un albergo, strangolato, accanto al padre in stato confusionale.

Bisognerebbe dare più ascolto all'apprensione delle madri.
..."


tratto da "Elogio della madre", Edwige Antier

mercoledì 10 marzo 2010

LA MAMMA E’ SEMPRE LA MAMMA!


"Mamma", è la prima parola che pronuncia un bambino a pochi mesi di vita con la sua vocina tenera, il suono più bello che si possa sentire. E’ un tuffo al cuore, un momento magico e indimenticabile!

Mamma per sempre, un mestiere che non s’impara se non vivendolo e oggi fortemente contrastato da una nuova cultura che la vuole emarginare per far posto alla figura del padre divenuto protagonista e onnipresente in tutti i mezzi di informazione possibili e immaginabili.
Cosa sia una "buona madre" lo decidono gli altri, quelli che sanno sempre cosa si deve fare e cosa no.

Da una madre si pretende molto e anche l’impossibile. Se una madre fatica a sopravvivere in una società a misura d’uomo e si sente affondare, la si rimprovera di essere “inadeguata”.

Le Donne danno la Vita. Dalla loro pancia, dalla loro testa, dai sacrifici e dalle rinunce che compiono, dall’abnegazione con la quale si dedicano ai loro figli, dai ricordi, dall’impegno costante…per tutto questo e per molto altro ancora.

Una simbiosi, quella tra madre e figlio, che nasce già dal concepimento, quando nel ventre materno si sente quel “battito d’ali” e prosegue man mano che il bimbo cresce, nutrendosi dalla sua mamma e vivendo le sue stesse emozioni. Una simbiosi che prosegue nel bambino dopo la sua nascita quando cerca nutrimento dal seno della mamma e quando la cerca con tutti i linguaggi che egli conosce. E che dire del suo pianto disperato che solo l’abbraccio della mamma riesce a placare?

Una simbiosi emotiva che nessuna legge maschilista potrà mai sopprimere perché da millenni fa parte della Natura. Una mamma capisce quando un figlio soffre, ha dei problemi o sta male. Oggi se un figlio è legato alla madre viene definito in senso dispregiativo ”mammone” oppure gli viene diagnosticata qualche patologia inesistente e viene allontanato da lei perché “non lo rende autonomo”.

Le donne, stando ai diversi casi che si stanno verificando, sembrano essere destinate a un mero ruolo riproduttivo e solo i padri equilibrati comprendono quanto sia importante la figura genitoriale materna per il benessere psicofisico dei loro figli.
Essi ne distinguono soprattutto la diversa natura perché è un ruolo che lei, soltanto la mamma e nessun altro, può svolgere e perché non è vero che PAPA’=MAMMA e che il papà può fare tutto quello che può fare la mamma.

“Nella nostra cultura la madre è sempre colpevole, ed è così che si creano dei figli privi di punti di riferimento. "E qual è la parte del padre in tutto questo?" mi direte. Certo non lo dimentico. E’ fondamentale. Ma il suo ruolo è quello di cambiare il bambino, dargli il biberon, cullarlo, essere un clone della madre, un "nuovo padre" come tanto si è voluto che fosse? O non dovrebbe essere piuttosto un compagno, un sostegno della madre, capace di proteggerla e valorizzarla, un "supporto" nel senso anglosassone del termine?...Penso che l’errore delle teorie attuali risieda nel fatto di voler attribuire al padre il ruolo di "seconda madre" anziché incoraggiarlo a essere il sostegno costante della madre, che in primo luogo interviene nella costruzione del bambino…” (Edvige Antier)

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