sabato 12 dicembre 2009

Processo breve : un disastro per i diritti dei minori



a cura di Angela Parrinello*

Forte preoccupazione sul processo breve e' stata espressa il 30 novembre dal Cismai – Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia - in occasione degli Stati generali del maltrattamento all'infanzia in Italia. Secondo il CISMAI, infatti, il testo dell’attuale disegno di legge avrebbe, fra le sue conseguenze, l’effetto di depenalizzare la gran parte dei delitti commessi in danno dei minori, specie di quelli relativi al maltrattamento, minando alla base tutto il processo di protezione e di cura del minore stesso, ponendosi in contrasto con il principio della certezza della pena per gli autori di reato contro i minori.

Infatti, fa rilevare un analitico documento degli esperti, il disegno di legge mirante ad introdurre la 'prescrizione del processo per violazione dei termini di durata ragionevole' prevede che l’estinzione del processo non operi per i reati puniti con pena edittale superiore ai 10 anni di reclusione (art. 2, comma 1). Sono previste, poi, delle esclusioni sulla base di requisiti soggettivi (l’aver riportato l’imputato “una precedente condanna a pena detentiva per delitto, anche se è intervenuta la riabilitazione” o l’essere stato lo stesso “dichiarato delinquente o contravventore abituale o professionale”, qualifiche tutte decisamente rare nelle ipotesi di cui ci si occupa in questa “riflessione”) nonché esclusioni oggettive sulla base del titolo di reato oggetto del procedimento.

"In quest’ultimo caso - nota il documento - sono esclusi dalla estinzione (per ciò che interessa i procedimenti per reati contro i minori):

delitti di pornografia minorile previsti dall’articolo 600-ter del codice penale;
delitto di atti persecutori previsto dall’articolo 612-bis del codice penale;
delitti previsti dall’articolo 407, comma 2, lettera a), del codice di procedura penale e dunque, per ciò che qui interessa, i delitti previsti dagli artt. 600, 600bis, comma 1°, 600ter, comma 1°, 601, 602, 609bis nelle ipotesi aggravate previste dall’art. 609ter, 609quater, 609octies del codice penale” (art. 407, comma 2, lett. a), n° 7bis) c.p.).
La prima immediata conseguenza è la esclusione dal novero dei reati per i quali non si applica il nuovo istituto del reato di cui all’art. 572 c.p. (maltrattamenti in famiglia), fatta eccezione per l’ipotesi in cui dalla condotta di maltrattamento si siano prodotte nella persona offesa 'lesioni gravissime' o 'la morte' (...)."

"Restano esclusi anche dal novero dei reati per i quali il processo non si estingue, i reati c.d. 'minori', ma di particolare disvalore e significanza per chiunque abbia a cuore le sorti dei minori - nota il CISMAI - e specificamente:

violazione degli obblighi di assistenza familiare, in cui è compresa la condotta di chi “malversa o dilapida i beni del figlio minore” e di chi “fa mancare i mezzi di sussistenza ai discendenti di età minore” (art. 570 c.p.);
abuso dei mezzi di correzione e di disciplina, anche nelle ipotesi aggravate della lesione personale o della morte conseguenza della condotta (art. 571 c.p.);
sottrazione di persone incapaci (art. 574 c.p.);
sottrazione e trattenimento di minore all’estero (art. 574bis c.p.);
abbandono di persone minori o incapaci, anche nelle ipotesi aggravate della lesione personale o della morte, conseguenze della condotta (art. 591 c.p.); - la stragrande maggioranza dei reati di aggressione alla incolumità fisica, psichica e morale del minore: percosse (art. 581 c.p.), lesioni personali anche gravi (artt. 582, 583 c.p. le gravissime sono escluse), l’omicidio colposo (art. 589 c.p.), l’omissione di soccorso (art. 593 c.p.), violenza privata (art. 610 c.p.), minaccia (art. 612 c.p.), etc..".
"Sono inoltre inclusi nel novero dei reati per i quali si applica la disposizione sull’estinzione del processo:

la corruzione di minorenne (art. 609quinquies c.p.);
larga parte del reato di pornografia minorile ex art. 600ter c.p., specificamente i commi 3° (che punisce “chiunque …. con qualsiasi mezzo, anche per via telematica, distribuisce, divulga, diffonde o pubblicizza materiale pornografico” realizzato utilizzando minori degli anni diciotto “ovvero distribuisce o divulga notizie o informazioni finalizzate all’adescamento o allo sfruttamento sessuale di minori degli anni diciotto”) e 4° c.p. (che punisce “chiunque … offre o cede ad altri, anche a titolo gratuito, il materiale pornografico” sopra indicato);
larga parte del reato di prostituzione minorile ex art. 600bis, specificamente i commi 2° (che punisce chiunque compie atti sessuali con un minore di età compresa tra i quattordici e i diciotto anni, in cambio di denaro o di altra utilità economica”) e 3° (che punisce la stessa condotta quando realizzata “nei confronti di persona che non abbia compiuto gli anni sedici”) c.p.;
la detenzione di materiale pedopornografico ex art. 609quater; ovvero reati che hanno una oggettiva, particolare e rilevante pericolosità sociale sia per la condotta che per gli effetti determinati sulle persone offese (reali o potenziali)."
"Occorre infine osservare - concude il documento del CISMAI - come sia singolare il contenuto delle dichiarazioni sul disegno di legge, fatte il 19 novembre u.s. dal Ministro della Giustizia alla Camera dei Deputati, nella parte in cui si stima un impatto sull’applicazione della regola del processo breve nella misura dell'1%. Se fosse vero - come sostiene il Ministro - che la riforma riguarderebbe soltanto l'un per cento dei processi (dato purtroppo lontano dalla più ottimistica stima), sarebbe allora incomprensibile la fretta nell'approvare la proposta di legge, salvo che le finalità non siano diverse rispetto agli interessi collettivi, e fra questi agli interessi anche dei minori".


* componente del Comitato tecnico-giuridico dell'Osservatorio

http://www.osservatoriosullalegalita.org/09/acom/12dic1/0404jusminori.htm

domenica 6 dicembre 2009

IMPORTANTE, DA DIVULGARE!



La PAS (Sindrome da Alienazione Genitoriale) è una “patologia” INDIRIZZATA SOPRATTUTTO ALLE DONNE e coniata da uno psichiatra americano di nome Richard Gardner che la definì “un disturbo che insorge quasi esclusivamente nel contesto delle controversie per la custodia dei figli. In questo disturbo un genitore (alienante) attiva un programma di denigrazione contro l’altro genitore (alienato)”.

Forse ti interesserà sapere che in America questo “luminare” era molto famoso perché aveva testimoniato in oltre 400 cause di divorzio A FAVORE DEI MARITI (tranne rarissime eccezioni), sostenendo la sua teoria e chiedendo il “modesto” onorario di 500 dollari l’ora. In America il Dott. Gardner si guadagnò molte critiche oltre che le ire delle FEMMINISTE.

E a ragione perché più che una patologia, la PAS è uno strumento ad uso dei padri e dei loro avvocati per combattere in tribunale la propria ex moglie ed ottenere l’affidamento dei figli.

Il dott. Gardner, dopo essersi occupato di divorzi e affidamento dei figli, spostò il suo interesse sulle false accuse di ABUSO SESSUALE che alcuni genitori facevano nei confronti dell’altro coniuge per togliergli l’affidamento dei figli. Testimoniò anche per la nota separazione fra Mia Farrow e Woody Allen, nel 1992 (in cui lei accusava lui di aver molestato sessualmente i loro figli).

Riguardo alla PEDOFILIA, Gardner sosteneva che non bisogna essere troppo punitivi nei confronti dei pedofili, che occorre comprendere certi atteggiamenti tenendo nel giusto conto i fattori genetici, che in caso di abuso sessuale del padre sui figli, il padre non va allontanato da loro.

Aberrante, vero?

Il Dott. Gardner morì suicida nel 2003 e, come dichiarò suo figlio Andrew, “ mio padre era terribilmente sconvolto a causa di una grave e dolorosa malattia neurologica che lo aveva colpito e che presumibilmente per questa ragione aveva deciso di uccidersi”.
La sciagura della sua teoria oggi si sta abbattendo su tante mamme accusate della PAS che si vedono portare via i figli dall’altro genitore, ma non è tutto!

Nel 2010 uscirà il DSM V, ovvero “la Bibbia degli psichiatri” che includerà anche la PAS. Le implicazioni che ne conseguiranno a livello mondiale, saranno drammatiche per noi donne di oggi e per quelle delle generazioni future!

APRIAMO GLI OCCHI, DONNE!!!
Divulghiamo la conoscenza e non sottovalutiamo il pericolo di questa teoria poco empirica e attendibile (PAS)!


Fonte: Giuliana Proietti, DonnaModerna

BIMBO CONTESO, LA MADRE: "BASTA VIOLENZE SU MIO FIGLIO"


BATTAGLIA COL PADRE AMERICANO. DRAMMATICA UDIENZA IN TRIBUNALE.

(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 25 nov. - In occasione della giornata dedicata ai diritti dei minori, "il Tribunale per i minorenni di Roma convoca LGM, il bambino di otto anni conteso fra l'Italia e gli Stati Uniti e noto alle cronache americane con ampi servizi su Fox e Cbs. Qui, nonostante i pianti e le urla disperate del minore, confermate da testimoni presenti all'accaduto, il giudice obbliga LGM a vedere il padre non tenendo in alcuna considerazione l'evidente stato di choc del minore. Testimoni dell'accaduto affermano di avere sentito le urla e i pianti fin nei corridoi del Tribunale: una scena d'altri tempi". E' quanto si legge in una nota di Manuela Antonelli, la mamma del bambino conteso, e dei suoi legali. "Questo e' il diritto all'ascolto sancito dalla Convenzione internazionale di New York applicato da alcuni giudici del Tribunale per i minorenni di Roma- si sottolinea nella nota-. Il bambino motiva l'inutile e disperato tentativo di sottrarsi alla vista del padre con il ricordo di passate violenze sessuali e il giudice, anziche' approfondire tali gravissime affermazioni, decide di portare LGM nuovamente in casa famiglia, vietando inspiegabilmente il rapporto fra la madre, i parenti della madre e il minore. Tale incredibile decisione e' stata presa contro il parere del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni che consigliava il collocamento del minore presso la madre e nonostante una approfondita consulenza tecnica disposta dallo stesso Tribunale dove si legge che 'il bambino ha bisogno della madre e sconsiglia di tenerlo stabilmente separato dalla stessa'". Il padre del bambino e' americano "e violando tutte le elementari regole di rispetto e privacy ha attivato su Internet una campagna di disinformazione e denigrazione della madre e della giustizia italiana, in numerosi siti, oltre all'esatta indicazione del nome e cognome del figlio ha inserito filmati che lo ritraggono senza alcuna precauzione. I commenti americani sui siti e su youtube sono desolanti: in uno di questi si legge "non comprate nulla dall'Italia e non andateci in vacanza, l'Italia e' peggio dell'Iran". I legali della madre, la signora Antonelli, hanno ricusato il giudice che ha firmato l'ordinanza e annunciano reclamo presso la Corte d'Appello e un esposto al Consiglio superiore della Magistratura. "Il bambino non vuole tornare in casa famiglia, dove ha dichiarato, in sede di consulenza tecnica d'ufficio, di avere subito atti di bullismo da parte di bambini piu' grandi. Lo si portera' via con la forza? Si fara' violenza a un bambino che urla la sua disperazione costringendolo a separarsi dalla madre? Ci sono pressioni esterne che stanno condizionando i giudici?". La madre "rompe il silenzio e chiede aiuto ai media italiani perche' si occupino con spirito di verita' e nel rispetto dei diritti dei bambini di questa terribile vicenda, chiedendo pero' di non diffondere immagini e il nome di suo figlio. La madre chiede aiuto a tutte le associazioni che in Italia si occupano della tutela dei minori perche' a suo figlio non sia fatta ancora violenza". (Wel/ Dire)





DALLA PARTE DEI FIGLI E CONTRO L'AFFIDO COATTO


Il Tribunale per i Minori ogni anno prende in esame centinaia di fascicoli relativi a famiglie con disagio che hanno almeno un minore a carico.

Un impegno notevole che viene spesso dirottato verso le case famiglia.
I servizi Sociali hanno sovente un ruolo determinante in tale processo. La motivazione è spesso "incapacità genitoriale".

Esiste la categoria del GENITORE PERFETTO? Sfido chiunque a considerarsi tale...

Non ci è dato sapere come debba essere un "genitore capace", potenzialmente siamo un po’ tutti inadeguati e quindi a rischio.
Quella del collocamento in comunità è una tappa che dovrebbe essere temporanea e servire giusto il tempo per permettere ai bambini di rientrare nelle loro famiglie naturali, se le condizioni lo permettono, o di trovare un'altra famiglia affidataria.

Spesso purtroppo l'affidamento avviene coattivamente con un'ordinanza del Tribunale: la famiglia d'origine non è consenziente.

La maggior parte dei minori rimangono rinchiusi nelle comunità dove vengono "dimenticati" sia dai mass media che dall'opinione pubblica.

Quanti sono questi bambini? Come vivono? Come sono trattati?

Il genitore viene visto da queste figure istituzionali, come colui che si dispera e fa di tutto per ottenere l’affido accusando gli altri della situazione che si è venuta a creare…un adulto inconsapevole delle esigenze affettive ed educative dei suoi figli al punto da essere colpito dai provvedimenti del Tribunale.

Ma non è un problema che riguarda soltanto chi ha figli perchè questi bambini rimangono segnati per sempre da questa terribile esperienza e perchè - questi bambini - sono il nostro futuro: GLI UOMINI E LE DONNE DI DOMANI!!

Se anche tu sei stanco di sentire brutte storie di bambini rinchiusi in questi luoghi, se davvero vuoi un mondo migliore, allora aderisci a questo gruppo. Quello della tutela dei minori è un campo difficile e delicato...ma tieni a mente che

l'omertà, il silenzio e l'indifferenza distruggono per sempre le loro giovani vite.


LA TUTELA DEI MINORI



Il mondo della tutela dei minori è un campo molto delicato dove muoversi con cautela per non rischiare di ferire qualche suscettibilità e interesse.

Oggi si fa un gran dire che “la famiglia costituisce il cuore della società”, ma di fatto, molto di rado a tale affermazione corrispondono politiche familiari coerenti. I genitori oggi vengono incolpati dei problemi dei giovani e delle conseguenze che, secondo loro, causano impartendo loro una cattiva educazione.

Politici, tutori dell’ordine e giudici, rimproverano spesso i genitori di essere “inadeguati al loro ruolo ” e di aver educato una generazione di giovani privi di valori, ribelli e sfaccendati.

Le statistiche dicono che molti giovani presentano disturbi emotivi gravi, altri che sono emarginati, si drogano oppure si suicidano. I genitori, insomma, vengono ritenuti direttamente responsabili di tutto ciò che accade ai figli.

Ma lo Stato e la società cosa fanno per aiutare questi genitori a svolgere correttamente il loto ruolo, o peggio, a evitare che questo ruolo sia sempre più spesso osteggiato e reso più difficile? Nulla.

Crisi sociale ed economica, non fanno che minare il già precario equilibrio delle famiglie e purtroppo, alla minima difficoltà manifestata da questi genitori, anziché provvedere ad aiutarli come si converrebbe in una società che si autodefinisce con presunzione “civile”, si procede col suo smembramento, ovvero con l’allontanamento del minore dal suo nucleo familiare.

Bambini sottratti ai loro affetti e rinchiusi in case-famiglia, vengono sottoposti a controlli, talvolta a punizioni psicologiche e, come dicono i vari casi trattati dal mass media, spesso viene reciso ogni legame tra questi bambini e le loro famiglie naturali. In nome del’”interesse del minore”.

I Comuni spendono parecchi soldi pubblici ogni anno per “mantenere” questi bambini nelle comunità…soldi che potrebbero servire ad aiutare i genitori, beneficiando soprattutto i bambini che crescerebbero nel loro ambiente affettivo naturale avendo genitori più positivi e sereni ma, soprattutto, non subirebbero il trauma indelebile del loro allontanamento coatto.

Il denaro pubblico, cioè il denaro di tutti i cittadini italiani, alimenta e prolifera strutture dalle quali usciranno giovani per sempre segnati psicologicamente, e destinati, sovente, ad essere “bollati” a vita dai cosiddetti “perbenisti”.

Che accade ai genitori?
I genitori a loro volta vengono giudicati, spesso dequalificati, talvolta calunniati, quasi sempre, purtroppo, isolati.

Non esiste alcuna indagine, per quanto so, che abbia verificato che tipo di effetti psicologici, ovvero quali benefici queste comunità producano ai nostri piccoli (e che quindi possa mettere anche i giudici in grado di valutare l'opportunità di tali affidamenti, rispetto a soluzioni diverse), mentre molte testimonianze dirette dicono esattamente l’opposto.

E’ un po’ come ai tempi dell’olocausto (chissà perché mi è venuto questo paragone): tutti sapevano cosa accadeva, ma nessuno osava dirlo apertamente…per paura…per indifferenza…perché era “una cosa che non li riguardava”…esattamente ciò che succede oggi con i nostri bambini italiani.

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Il piccolo esercito dei figli affidati all’uomo: in Italia un boom silenzioso



DA La Stampa del 22.10.09 di ELENA LISA - MILANO -


Non camaleontici come Robin Williams in «Mrs Doubtfire», nemmeno così sofferti come Dustin Hoffman in «Kramer contro Kramer» e senz'altro non tanto sereni come quelli che, ogni giorno, si vedono sorridere nelle pubblicità, in tv, a mangiare allegri attorno a un tavolo, accanto ai figli.

Resta il fatto che, oggi, anche in Italia i papà single che allevano, da soli, bimbi piccoli o adolescenti, dati loro in affido, sono sempre di più: quasi 400 mila, più del 30% rispetto a 10 anni fa.

Una rivoluzione che corre parallela a quella del Nord Europa, ma che segna un decisivo passo in avanti, almeno rispetto a tradizioni e costumi, nella patria dei «mammoni».

«Occorre distinguere, però, da ciò che accade in Svezia, Scandinavia e Inghilterra - spiega Alessio Cardinali presidente dell'Adiantum, associazione delle associazioni di tutela minori -. Partendo dal presupposto che madri e padri sono uguali, la responsabilità del cambio di direzione, qui in Italia, non è delle donne, ma dei giudici. Se all'estero le mamme decidono in autonomia di lasciare i figli agli ex mariti o ex conviventi, perché preferiscono la carriera o perché non si sentono capaci di educare, da noi questo non capita. E' il tribunale, e questo accade sempre più spesso nel caso di richiesta di affido condiviso, a decidere di far vivere, in attesa di una sentenza definitiva, il figlio a casa del papà e non della mamma».

E questo fa storcere il naso a diverse associazioni come «Madri separate», a Como, di cui è presidente Rosy Genduso: «Stiamo tracciando - spiega - un elenco delle ultime decisioni dei tribunali di Milano e Monza per verificare le nostre impressioni. E cioè che i giudici "collochino" l'abitazione dei figli presso quella del padre, fuorviati, probabilmente, dalla forza economica dei maschi. Che possono pure avvalersi di legali di un certo livello, a differenza delle mamme che, invece, il più delle volte sono casalinghe o lavoratrici in nero, con risorse limitate».

Dal 2006 è in vigore il nuovo ordinamento sull'affido condiviso, che consente ai genitori di dividere le spese per il mantenimento, ma soprattutto il tempo in compagnia dei figli.

Una legge che ha determinato il brusco arresto di affidi esclusivi a uno dei genitori.

Secondo l'Istat, nel 2002 gli affidi sono stati 59.480: ai padri ne sono stati assegnati 2426, alle madri 50.504. Nel 2007, su 66.406, gli affidi dati ai papà sono stati 1055 e alle madri 16.989. Quelli condivisi nel 2002 sono stati 6238, e nel 2007 ben 47.892.

Cifre che tracciano il panorama delle vicende alla base degli affidi: uomini e donne che restano soli per la morte del coniuge, separazioni decise da uno solo o altre prese in accordo.

L'affido condiviso, però, non è sinonimo di intesa tra genitori.

E' appellandosi a questo provvedimento che, anche in tribunale, mamma e papà non trovano un accordo. Motivo? La scelta della casa in cui il figlio debba vivere.

Nonostante questo è la soluzione degli affidi condivisi a essere scelta, almeno in partenza, dai genitori: nel 2007 la media è stata del 72,1%. Mentre l'affido esclusivo alle mamme è stato del 25,6% e l'1,6 quello ai papà.

La regione con il più alto numero è la Toscana (86,7%). In fondo c'è la Puglia con il 46,5.




Che ci azzecca Re Salomone con l'Affido Condiviso?


Questa è la storia di due mamme che si contendevano lo stesso bambino. Entrambe ritenevano di averlo generato e partorito e ne rivendicavano la maternità.

Non riuscendo a risolvere tra di loro il conflitto, esse si rivolsero al saggio re Salomone il quale, dopo aver ascoltato le ragioni dell’una e dell’altra madre, propose di risolvere il problema tagliando con una spada il bambino in due parti uguali da dividerne una metà per entrambe.

La mamma “finta” fu contenta di questa soluzione, mentre quella vera inorridì alla proposta e pregò il re affinché non uccidesse il bambino preferendo rinunciarvi e affidarlo all’altra donna.

Re Salomone sorrise e da quel gesto capì qual era la vera madre, quindi glielo affidò.Perché ti racconto questa storia?

Perché anch’io, come tante mamme oggi mi trovo di fronte a questa scelta. Oggi, purtroppo, non abbiamo istituzioni né leggi con la saggezza di re Salomone.

Le responsabilità e le capacità genitoriali, oggi molto discusse, non nascono dall’imposizione della nuova legge sulla bigenitorialità, intrisa da ingerenze istituzionali all’interno del nucleo familiare che, a mio avviso, non fa che peggiorare la qualità della vita dei bambini figli delle coppie separate.

Questa situazione nasce dall’irresponsabilità di molte madri che in passato hanno abusato del diritto di genitore affidatario acquisito dal giudice della separazione e hanno usato i loro figli per ricattare sul piano psicologico ed economico l’altro genitore arrivando, in molti casi, a cancellarlo dalla loro vita.

Mi riferisco ovviamente a quei padri desiderosi a partecipare alla vita dei loro figli, quelli disposti a occuparsene rinunciando al tempo libero, sacrificando parte del loro lavoro e degli impegni per dedicare le loro premure e attenzioni alla prole.

Dalla situazione appena accennata, com’era prevedibile, i padri si sono ribellati, ma oggi a pagarne il prezzo sono spesso madri che non hanno posto queste barriere ai loro ex compagni e che, per vari motivi non sempre addebitabili a loro (violenza, stalking), si vedono portare i figli perché l’altro genitore, pur di contrastarle, preferisce togliere loro i figli o, peggio ancora quando non riescono, che siano rinchiusi nella case-famiglia.

Ecco perché, anche oggi, servirebbe la saggezza di un re Salomone.
E perché non si può imporre la stessa legge per tutte le separazioni.


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MAMME vittime della PAS


Dopo anni di discriminazione nelle cause di affidamento della prole e aver condotto dure lotte per vedere riconosciuta la loro presenza genitoriale nella vita dei figli, i papà italiani finalmente ce l’hanno fatta!

Il numero dei padri impegnati in questa lotta è cresciuto a dismisura tanto da meritare l’attenzione dei politici che hanno dovuto metter mano alla legge e modificarla.

Giustizia è fatta? Non proprio…

La giustizia, che dovrebbe fare da ago della bilancia, troppo spesso fa pendere eccessivamente da una parte o dall’altra le sue decisioni. La figura genitoriale paterna, una volta poco riconosciuta, oggi tende ad avere la meglio (anche in qualche caso di padre poco "meritevole").

E pure gli operatori sociali si sono adeguati a questo “trend”, tanto che oggi sta nascendo una nuova categoria, quella delle MADRI discriminate dal sistema…lo testimoniano i diversi casi di cui si occupano i mass media.

Le madri di oggi sono più esposte, che in passato, ad essere considerate inaffidabili e manipolatrici…la vera rovina dei loro figli! A loro non viene scontato nulla, pretendendo sempre di più e anche l’impossibile…e sembrano avere sempre torto.

Se prima si assisteva alla sottrazione dei figli ai genitori drogati, alcolizzati, violenti o comunque lesivi per i minori, oggi è sufficiente che due genitori abbiano un “rapporto conflittuale” per vedersi portare via i figli.

O ancora, il sospetto più o meno fondato che ci sia “alienazione genitoriale” (quasi sempre è la mamma ad essere accusata di mettere in cattiva luce il papà agli occhi del loro figlio).

La teoria di R. Gardner sulla PAS, ossia “sindrome da alienazione genitoriale” è appunto una teoria e non una scienza inconfutabile.

In America la PAS è conosciuta e applicata da decenni, con risultati drammatici per le mamme e i bambini, tanto che sono nate organizzazioni come la Protective Mother’s Alliance che tutela le donne alle quali sono stati sottratti i figli. E’ necessario ripetere l’esperienza anche qui in Italia?

NELLE CAUSE DI AFFIDAMENTO DEI FIGLI NON CI SONO VINCITORI NE’ VINTI !!

A pagare il prezzo più alto sono sempre e solo loro: i BAMBINI, stritolati da un sistema che, anziché tutelarli aiutando le loro famiglie, li distrugge. Questi bambini sottratti ai genitori vengono rinchiusi in case-famiglia, altrimenti dette comunità, luoghi ritenuti “neutri” dagli istitutori e dove “non vengono condizionati”.

Togliere un figlio a una madre è come estirpare le radici alla terra!!

Ci si può opporre a tutto questo? I tempi purtroppo non sono ancora maturi per poter parlare di malagiustizia.

L’esperienza mi insegna anche che nelle cause di separazione tra coniugi, a soccombere spesso non è tanto la parte che, con la sua condotta, ha causato la fine del rapporto, bensì la parte che per mancanza di informazione e/o di mezzi economici, non riesce ad attivarsi per proporre ricorsi nelle opportune sedi giudiziarie avverso il cattivo servizio offerto sia dagli operatori sociali che della giustizia più in generale.


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