mercoledì 8 aprile 2009

Rapimenti di Stato


...Esiste in Italia una certa percentuale di famiglie che entrano nel perverso gioco dell'assistenza sociale, quasi sempre per colpa loro: ignoranza, liti tra coniugi, alcolismo,addirittura tossicodipendenza. Ma certo è che non troveranno l'aiuto di cui avevano necessità; se poi va proprio male arrivano i provvedimenti giudiziari.

C'è un comune denominatore tra le famiglie che subiscono lo smembramento forzoso: la povertà. Non può capitare al professionista anche se pederasta o cocainomane, non può capitare al boss mafioso che può mantenere la famiglia nel lusso.
In applicazione della morale corrente, ancora una volta il denaro offre vie d'uscita che eludono ogni regola legislativa. Rimangono esposti gli emarginati, per i quali la capacità di essere genitori, fatta oggetto di disquisizioni pseudo-psicologiche, diventa potenzialmente revocabile.

Ma può lo Stato violare, infrangere così pesantemente il rapporto genitore-figli?

Non ci sono forse magistrati, educatori, psichiatri, il cui figlio ha imboccato la via della droga, oppure si è suicidato, oppure ancora ha sviluppato malattie mentali a seguito di gravi tensioni psicologiche?
La capacità di essere genitori non si misura dal reddito del nucleo famigliare, né dal livello culturale; è semmai molto più plausibile metterla in relazione alla visione delle cose, alla «morale» del genitore, alle sue convinzioni profonde. Sarebbe comunque giustotogliere i figli a chi non la pensa in un certo modo?

La sottrazione legale dei figli alle famiglie, oltre ad essere un fenomeno gravissimo di per sé, è emblematico delle tragiche implicazioni e ricadute che una mentalità purtroppo largamente diffusa ha sul sociale. Non c'è alcun dubbio che la gran maggioranza di chi esercita il proprio potere (assistenti sociali, psicologi, giudici) aderisce ad una logica secondo cui non esiste differenza tra l'amore di una madre o di un padre e quello che un qualunque adulto estraneo può offrire (3).

Purtroppo queste malsane convinzioni hanno estese e profonde radici nella società
contemporanea, e si riconnettono ad altri miti fasulli che, nel loro insieme, tentano di verniciare di una patina di pietistico solidarismo provvedimenti che sono invece in realtà carichi di violenza e destinati a colpire l'istituto familiare.

Va aggiunta la considerazione che i giudici minorili, nel prendere simili decisioni, si basano sulle perizie degli esperti (assistenti sociali, psicologi, psichiatri): quindi chi in effetti giudica non va mai presso le famiglie a constatare di persona la situazione - per mancanza di tempo, per pigrizia, per distacco, o forse per non essere coinvolto nella enorme responsabilità della valutazione diretta dei problemi.

Le deliberazioni vengono di solito pronunciate da quattro magistrati in camera di consiglio sulla scorta di relazioni e verbali stilati da altri.
Quindi non v'è mai un giudice che debba farsi carico in prima persona di decisioni di tanta portata.

È poi necessario ricordare che psicologia e psichiatria sono ancora ben lontane da un
rigoroso livello di scientificità, così che i larghi margini di opinabilità e di arbitrarietà ancora insiti in entrambe queste discipline, gravano quasi sempre le perizie di numerosi e rilevanti «vizi ideologici»
(4).

Il più evidente tra questi è una valutazione del danno probabile sul minore (quello indotto dalle carenze dei genitori) non rapportato al danno certo indotto dal distacco forzoso dalla
famiglia. Altro vizio ideologico è l'assunzione assiomatica che una vita più agiata, più igenica, più ordinata... debba automaticamente tradursi in un maggior equilibrio mentale,prescindendo del tutto dalle componenti affettive connesse ad un legame naturale.

Il caso di Luigi Chiatti (il «mostro di Foligno») sembra contraddire proprio questo assunto.
Il giovane, omosessuale, pedofilo e omicida, è uno dei tanti figli adottivi con enormi problemi psicologici. La famiglia che lo ha cresciuto, tranquilla e assolutamente normale nonostante le accuse di parte civile durante il processo, ha saputo portare il figliastro ad un diploma, lo ha reso autonomo e professionalmente affidabile, ma non ha saputo colmare quel vuoto dell'anima che un passato di abbandono gli aveva lasciato dentro.
Quanti genitori adottivi ci riescono?

Per un bambino o ragazzo abbandonato la ferita spirituale non si rimargina mai
completamente. Rimarrà sempre l'interrogativo: perché sono stato abbandonato? C'è chi
vuole assolvere a tutti i costi i propri genitori naturali, chi si vergogna delle sue origini, chi ancora crea con la propria supposta inferiorità o con comportamenti anormali una giustificazione all'amore non ricevuto.

Leggi il resto dell'articolo...

Nessun commento: