mercoledì 8 aprile 2009

Strappata alla famiglia a 15 anni: «La mia vita d'inferno in comunità»


Vanessa Guccio, allontanata dai genitori su provvedimento del Tribunale dei Minori, è tornata a casa dopo tre anni




MILANO 11/12/2008 -
Per tre interminabili anni la giustizia è stata sorda alle sue preghiere e cieca alle sue lacrime. Per tre interminabili anni l’hanno costretta a vivere lontana dalla sua casa, dall’amore dei suoi genitori e dall’affetto degli amici. Quei tre interminabili anni sono finiti ieri.
Oggi Vanessa Guccio, strappata alla sua famiglia all’età di 15 anni, su provvedimento del Tribunale dei Minori che ha deciso di trasferire lei e i suoi due fratelli in una comunità protetta, è diventata maggiorenne. Per lo Stato adesso è una donna. Una giovane donna che ha deciso di parlare, e denunciare, proprio nel giorno in cui la legge italiana le consente di tornare nel posto da cui non sarebbe mai voluta partire: la sua casa.

«IL MIO CALVARIO»«Il mio calvario è iniziato l’11 maggio del 2005, che neanche a farlo apposta era il compleanno della mia mamma - racconta Vanessa seduta davanti a una tazza di caffè, nel soggiorno di casa - quel giorno i carabinieri ci hanno convocati alla stazione di Musocco e una volta arrivati lì abbiamo trovato gli assistenti sociali».
Di quel drammatico giorno Vanessa ha rimosso quasi tutto: «Mi ricordo solo che ci hanno fatti salire in macchina, poi più nulla». Da allora è iniziato il calvario. Lei, i suoi due fratelli Mirko e Sharon (che allora avevano 8 e 3 anni) e la madre Tina, sono stati portati alla comunità di Sesto San Giovanni. Lì hanno passato due mesi per poi essere trasferiti in un altro centro, a Caresano, in provincia di Vercelli. Nel frattempo la madre era tornata a casa e da allora i genitori, per vederli, avevano a disposizione sono un’ora al mese.

«E’ stato un periodo d’inferno - racconta Vanessa - ero sottoposta a continui ricatti, punizioni, mi impedivano di avere contatti con la mia famiglia sequestrandomi il cellulare». «Quando mio nonno è venuto a mancare, poi, - ricorda - gli educatori mi hanno persino proibito di dirgli addio in punto di morte, negandomi il permesso». Poi, lo spettro di presunti abusi sessuali. Uno degli educatori, infatti, quando lei aveva appena 15 anni, le avrebbe messo le mai addosso palpeggiandola.

«VOGLIO I MIEI FRATELLI» Ma ora che lei, finalmente, è riuscita a tornare a casa, il suo desiderio più grande è di riavere con sé i suoi fratellini, tuttora in comunità, e che rischiano di finire affidati ad altre famiglie. «Stanno soffrendo moltissimo - dice - non ce la fanno più. Scrivono di continuo a mamma e papà, ma se gli educatori trovano le loro lettere gliele sequestrano».
L’avvocato di famiglia, Claudio Defilippi, che ha portato il caso dei Guccio davanti alla Corte di Strasburgo, promette battaglia: «Con questo allontanamento sono stati violati i diritti dell’uomo - dice - abbiamo tutti i margini per chiedere i danni al ministero della Giustizia». [CONTINUA...]

Scritto da: Arianna Giunti - arianna.giunti@cronacaqui.it
http://www.cronacaqui.it/news-strappata-alla-famiglia-a-15-anni-la-mia-vita-dinferno-in-comunita_16308.html

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